Le aziende, le associazioni di categoria e le associazioni ambientaliste che aderiscono agli Stati generali delle rinnovabili, stanno lavorando alacremente al fine di presentare unite le proposte di modifica ai decreti sulle energie rinnovabili, che puntualmente stanno creando malumori dopo le pubblicazioni delle bozze ufficiali.
I decreti al vaglio della conferenza stato regioni in questi giorni, secondo le associazioni di categoria rischiano di compromettere definitivamente un settore in grande sviluppo negli ultimi anni, settore che ha permesso di arrivare a coprire circa un quarto della produzione di energia del paese grazie alle rinnovabili. Riuniti ieri a Roma gli Stati generali hanno presentato le proposte necessarie ad un ulteriore sviluppo del settore, anche in vista della discussione di oggi al SolarExpo di Verona, alla presenza del ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
Secondo le associazioni i decreti (fotovoltaico e rinnovabili elettriche) sono inadeguati e fortemente penalizzanti, e non possono essere emanati senza un confronto tra governo e associazioni. Preoccupa molto inoltre anche il terzo decreto (ancora non emanato) sulle rinnovabili termiche. In attesa del confronto di oggi, che si annuncia molto caldo, ecco le specifiche richieste che secondo gli Stati generali dovranno essere prioritarie (fonte zeroemission, i commenti in blu sono nostre considerazioni).
Emanare rapidamente, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso dal settembre scorso sia la definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020, che quelli relativi alla definizione delle norme per l’immissione in rete e la promozione del biometano (in assenza dei quali si stanno bloccando, di fatto, le opportunità di sviluppo per questo settore, che presenta significative potenzialità per le rinnovabili elettriche, termiche ed anche per i trasporti).
Sul fronte dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche sono ingenti i benefici che si potrebbero avere sia sul fronte occupazionale che della riduzione delle emissioni inquinanti, con una spesa molto ridotta, mentre la promozione del biometano potrà dare importanti risultati anche nel settore dei trasporti.
Sull’elettrico, invece, a preoccupare le Associazioni non sono tanto i tagli degli incentivi, comunque in alcuni casi particolarmente penalizzanti, quanto l’aumento del peso della burocrazia che i Decreti introdurrebbero, quando al contrario andrebbe alleggerita come avviene in molti altri paesi. In particolare, è unanime la richiesta di abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni, si garantirebbe lo stesso risultato con strumenti di mercato evitando un approccio dirigista che avrebbe l’unico risultato di bloccare la bancabilità dei progetti.
Per quanto riguarda il fotovoltaico, si propone di aumentare, anche se non di molto, il plafond di spesa previsto. In particolare si dovrebbe tornare al limite di 7 miliardi, già indicato nel quarto conto energia, che consentirebbe a questa tecnologia nel medio termine di riuscire a camminare sulle proprie gambe garantendo l’installazione di migliaia di MW senza incentivi. Per accompagnare il passaggio al nuovo regime si chiede inoltre un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto. Proprio per costruire un percorso del fotovoltaico verso la grid parity che sia ad impatto zero in bolletta, si deve dare la possibilità di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi (un periodo cuscinetto tra il quarto conto energia e il quinto è anostro avviso fondamentale per garantire un passaggio indolore e la salvaguardia degli investimenti in corso).
Per spingere gli interventi più utili e innovativi, occorre ripristinare i premi previsti dal quarto conto energia per gli interventi più costosi, come gli impianti a concentrazione e lo smaltimento dell’amianto. Allo stesso modo si dovrebbe prevedere un premio per impianti realizzati con almeno l’80% di materiali realizzati in Europa e comunque vanno individuate opportune forme di incentivazione a sostegno e sviluppo dell’industria nazionale. Inoltre occorre, come nell’attuale conto energia, classificare gli impianti su fabbricati rurali, come edifici visto che saranno tutti accatastati e soggetti ad IMU (incentivare l’utilizzo di prodotti della filiera Europea o ancor meglio Italiana è a nostro avviso fondamentale, il premio Europeo del IV Conto Energia è stato una mezza farsa, con i famosi moduli fotovoltaici prodotti in Cina ma made in EU per la strana interpretazione del concetto di Europeo del IV Conto Energia, leggi l’approfondimento qua).
Sul versante delle altre tecnologie rinnovabili per la produzione elettrica, si chiede l’innalzamento della potenza per l’accesso ai registri a 250 kW e l’incremento del contingente annuo per le varie fonti (separando le biomasse dal biogas e scorporando i rifiuti dal decreto) che risulta largamente inferiore ai ritmi di crescita realizzati in questi anni. Inoltre i premi previsti per biomasse e biogas con particolare riferimento agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW vanno semplificati al fine di renderli accessibili, fermo restando il raggiungimento gli obiettivi ambientali e di efficienza.
Vanno elevate le soglie per l’accesso alle aste ad almeno 10 MW (e 50 MW per l’eolico) e va aumentato il tempo consentito di costruzione per impianti più complessi. Va rivisto il meccanismo di transizione dai certificati verdi alla tariffa e il posticipo del pagamento dei certificati verdi da parte del GSE.
Vediamo come proseguirà il confronto, anche se i precedenti non sono incoraggianti. Lo scorso anno il quarto conto energia fotovoltaico fu emanato praticamente senza alcuna modifica rispetto alle bozze in approvazione e senza ascoltare le richieste delle associazioni e i pareri negativi provenienti da ogni fronte.