Dopo i primi giorni di sconforto degli addetti ai lavori del settore fotovoltaico, ne sono seguiti forse di peggiori, dovuti al fatto che forse uno degli aspetti non considerati, ovvero il limite annuo di costo degli incentivi, fissato a 6 miliardi e 700 milioni di euro (inizialmente era stato fissato adirittura a 6 miliardi e 500 milioni), sarà il nodo cruciale che determinerà la durata del Quinto e ultimo Conto Energia.
Sembra che i conti non tornino e che quindi il nuovo conto sia destinato a vita breve. Il ritmo del contatore degli incentivi avanza inesorabile, e potremmo arrivare a fine agosto con un tetto annuo di 6 miliardi e 200-250 milioni di euro, con una disponibilità residua di 450-500 milioni di euro. Molti sono già orientati al dopo conto energia, quando gli impianti dovranno camminare con le loro gambe e non poranno usufruire di aiuti esterni (incentivi).
Sarà il momento in cui si dovrà pensare a nuove forme di agevolazioni, come detrazioni fiscali, o altre eventuali forme di sostegno, nel caso arrivassero, e di vendere l’energia o accedere allo scambio sul posto. Ma la condizione necessaria è che diminuisca il costo dell’impianto, e che si arrivi a limiti intorno ai 1.000-1.100 €/kW per poter avere un rientro conveniente per impianti di media taglia (100kW?) in cessione che vendono energia, o anche qualcosa in più (1.200-1.300 € ?) per piccoli impianti in scambio sul posto , a servizio dell’abitazione ed esenti da obblighi fiscali, o di impianti di media taglia a servizio dell’azienda in scambio sul posto.
Ora mentre da una parte i costi (pannelli, strutture, inverter) stanno diminuendo, rendendo teoricamente possibile arrivare vicini ai limiti sopra indicati, dall’altra parte le recenti delibere che dovrebbero prepararci alla smart grid hanno introdotto ulteriori oneri, che soprattutto per un piccolo impianto sono davvero significanti. Pensate ad un impianto da 6,1 kW di picco, che deve avere una protezione di interfaccia esterna, e un gruppo di continuità per mantenere l’interfaccia stessa in funzione per 5 secondi in caso di mancanza della tensione di rete. Si può parlare di 7-800 euro in più a fronte di un costo dell’impianto di 10-12.000 euro, parliamo quindi di un buon 8% in più.
Senza pensare che probabilmente, le richieste delle delibere pro smart grid da gennaio 2013 potrebbero comportare un aumento dei costi degli inverter che si andranno ad aggiungere ai maggiori oneri sopra indicati (siamo curiosi di vedere quando sarà pronta questa famosa smart grid, di solito ai produttori si chiedono interventi in tempi brevissimi, infatti non ci sono interfacce conformi disponibili, mentre gli Enti che gestiscono la rete di solito reagiscono con tempi biblici).
Un’altra tegola che contribuirà a rendere ancora più tortuoso il percorso del fotovoltaico italiano ormai in agonia. Difficilmente qualcuno lo aiuterà, sembra chiaro a questo punto che le rinnovabili non convengano che ai loro utilizzatori (leggi l’approfondimento).
Buongiorno Stefano,
concordo su tutta la linea ed oltre alle due condizioni imprescindibili da te citate (discesa vertiginosa dei prezzi degli impianti e nuove agevolazioni) ne occorreranno altre due:
1 – sistemi di accumulo più performanti ad un prezzo più accessibile
2 – cambio di mentalità delle persone, sul quale dovremo lavorare molto noi “addetti ai lavori”
Vero Alessio.
La mentalità delle persone dovrà cambiare, sta in noi informare correttamente, vedrai che di fronte al risparmio ci sentiranno.
Sul discorso accumulatori, vedrai che sarà elemento di primo piano nei prossimi mesi/anni, e le ditte si muoveranno di conseguenza.
Dopo un primo periodo di assestamento caleranno anche i prezzi.