Un impianto da quattrocentosessanta kilowatt per coprire le esigenze energetiche di uno stabilimento di 14 mila metri quadrati. Questi, in sintesi, i dati relativi al sistema fotovoltaico recentemente implementato da MG2. L’azienda bolognese, attiva da quasi cinquant’anni nell’ambito della produzione e commercializzazione di macchine automatiche per il settore farmaceutico, investe come da tradizione sulla tecnologia, e lo fa con un occhio di riguardo per l’ambiente. E’ la dimostrazione che il futuro di un paese non può e non deve fare a meno delle energie rinnovabili.
«Si tratta – dice Manuela Gamberini, responsabile marketing – di una scelta volta a rendere l’azienda ancor più efficiente, diminuendo al contempo l’impatto sul territorio, a cui siamo tradizionalmente legati. Abbiamo strutturato l’impianto in modo che possa rispondere alle nostre esigenze energetiche, particolarmente importanti dato che l’azienda è dotata di strumenti e dispositivi assai sviluppati sotto il profilo tecnologico, tra cui macchine a controllo numerico, diversi robot ed il magazzino automatizzato. È un sistema complesso, che va alimentato da un costante flusso di energia, pertanto, l’apparato che lo sostiene deve essere a sua volta efficiente e ben calibrato. Allo stesso tempo, il nostro impianto fotovoltaico è strutturato per integrarsi alla perfezione con lo stabile anche dal punto di vista architettonico, ed è pensato in modo da sfruttare l’energia residua, così da non produrre sprechi».
L’energia «in eccesso», ossia quella prodotta durante i week end, quando l’azienda è chiusa, viene infatti immessa nella rete territoriale di distribuzione dell’energia elettrica. L’impianto, che si estende lungo tutta la superficie del tetto, è stato completato alla fine del 2010, entrando in funzione nella primavera del 2011, a conclusione dell’iter autorizzativo, tecnico e amministrativo, che coinvolge Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ENEL e Agenzia delle Dogane. Nel corso dell’anno passato l’impianto ha prodotto oltre 360 mila kilowattora, di cui circa la metà è stata ceduta in rete. Tutta l’operazione è stata supportata dalla consulenza del consorzio E.I.CON, nato per volontà dell’Associazione Piccole e Medie Industrie della Provincia di Bologna che ha aiutato l’azienda a destreggiarsi nella folta giungla burocrazia che rischiava di rallentare tutte le fasi di progettazione, installazione e messa in opera dell’impianto. Si tratta di un impedimento che troppo spesso si frappone tra la volontà di progresso di un’azienda e l’effettivo raggiungimento di una tecnologia innovativa.
«Non sono molte – conclude Gamberini – le aziende che in un periodo come questo pensano ad investimenti così onerosi. Da un lato, è vero che le agevolazioni anticipano la redditività dell’investimento ma il recupero totale dei costi tramite gli incentivi, il risparmio sull’acquisto dell’energia e la redditività dell’energia prodotta in esubero e immessa in rete, non avviene comunque non prima di 5 o 6 anni. Si tratta in definitiva di un’operazione poco lucrativa, che si giustifica soprattutto nella prospettiva di coniugare sviluppo sostenibile, risparmio economico e tutela dell’ambiente».
A noi piace che le aziende si muovano in questa direzione, in un periodo storico nel quale il nostro governo tecnico sta facendo un pesante e forse mortale sgambetto alle rinnovabili, promuovendo l’idea di un futuro basato sui combustibili fossili.