A chi di voi non era venuto in mente con il quarto conto energia di fare due impianti da 20kW invece che un impianto da 40kW per avere una tariffa incentivante più sostanziosa ? Le regole applicative ci avevano tarpato le ali, con le regole applicative che avevano adirittura dedicato un paragrafo alla descrizione di cosa non si poteva fare al fine di chiarire le disposizioni sulle limitazioni al frazionamento degli impianti (Art. 12, comma 5, del Decreto). Ponendoci lo stesso problema su impianti soggetti al Quinto Conto Energia (al fine di capire se si potevano evitare i registri frazionando opportunamente gli impianti), abbiamo cercato chiarimenti scoprendo con grande sorpresa che i limiti al frazionamento degli impianti sono scomparsi sia dal decreto che dalle regole applicative.
Alcuni colleghi hanno inviato richieste di chiarimento al GSE (e anche noi lo abbiamo fatto chiedendo lumi su un caso concreto) che ha risposto dicendo che le regole sul frazionamento degli impianti erano riferite solo agli impianti di cui ai Titoli II, III e IV del DM 5 maggio 2011 (quarto conto energia) e che quindi non valgono per il Quinto Conto. Quindi lo stesso soggetto responsabile, può fare due impianti sullo stesso subalterno e le potenze non si sommano ai fini dell’accesso al registro e ai fini della determinazione della taglia della tariffa incentivante. Due impianti sullo stesso tetto dello stesso soggetto reponsabile di potenza 19kW, riceveranno la tariffa per la taglia 3-20kW e non la tariffa per la taglia 20-200kW.
E’ ovviamente sottinteso che non si tratti di differenti sezioni (in quel caso la potenza è la somma delle singole potenze della sezione), ma di impianti con POD diverso. Ora il perchè siano state eliminate le regole al frazionamento ci sfugge, ma a questo punto ci hanno servito su un piatto d’argento, la possibilità di eludere il registro. Invece di un impianto da 200kW su un tetto in amianto da smaltire, ne possiamo fare 4 da 50kW, fermo restando che in caso di una azienda che voglia fare autoconsumo, questa soluzione è penalizzante in quanto il POD in autoconsumo avrebbe solo 50kW a disposizione invece che 200kW (ma nell’altro caso si dovrebbe accedere ai registri).
Evidenziamo a scanso di equivoci che queste considerazioni sono basate su una risposta ufficiale del GSE ad alcuni colleghi, che questo non è il centro assistenza del GSE, nè un sito di consulenza on-line, quindi se intendete procedere in questo modo per un vostro impianto, inoltrate il quesito al GSE ed attendete una risposta ufficiale.
Si, il problema è: vogliamo continuare ad eludere o vogliamo fare i seri? Consideriamo che più risorse togliamo e meno impianti facciamo!
Poi… per quanto riguarda le interfacce si parlava di correttezza, di rispettare la legge (anche se ingiusta da TUTTI i punti di vista). E’ proprio quello che succedeva in passato, con TICA fasulle, DIA per piu’ impianti da 1 MW e quant’altro ci viene in mente. Poi ci lamentiamo che finiscono i soldi, che si rovina il territorio, e poi… il V CE non dovrebbe scoraggiare la speculazione! Direi che un impianto che non usa l’energia prodotta è solo speculativo! Non c’è niente da fare, siamo italiani!
Io il conto lo facevo molto semplice.
varie tariffe per taglia e tipologia di impianto.
– chi vuole vendere in cessione totale entra nel registro con un tetto massimo di spesa
– chi produce e autoconsuma una parte della produzione evita il registro
– chi produce quanto consuma ha una tariffa premio.
Conto Energia di 10 pagine al massimo.
😉
Secondo me si sono semplicementi dimenticati della regola e non è detto che non venga cambiata in itinere …… d’accordo per conto energia snello ma purtroppo la semplicità non è di casa “Italia” …
Scusa Stefano,
non so come si faccia sul tuo sito (blog? boh, non capisco più di cosa parlo), ma vorrei sollevare il problema che segue per vedere se si possa fare qualcosa per limitare i danni.
Stanno arrivando lettere (vorrei allegarne una ma non so come si fa) da Enel per organizzare il ” la procedura di distacco in emergenza della generazione non
programmabile collegata alle reti di distribuzione (RIGEDI)”.
“Tale procedura riguarda gli impianti di produzione di potenza pari o superiore a 100 kW
attestati su linee elettriche di Media Tensione dedicate (GDTEL) e non dedicate (GDPRO) e
viene attivata da Terna S.p.A., allorquando la stessa ravvisi una situazione di emergenza e/o
criticità per la Sicurezza del Sistema Elettrico Nazionale.”
Mi chiedo se non sia possibile organizzarci per premere (o peggio) al fine di ottenere che se distacchi devono esserci quelli riguardino gli impianti direttamente gestiti da Enel, dato che sono più controllabili e programmabili e inquinanti.
Cosa ne pensi? Cosa si può fare?
Ciao Gianfranco, credo che si possa fare ben poco. Vi è una delibera dell’AEEG in proposito, e se leggi il regolemanto di esercizio (almeno i più recenti), che hai firmato, ci sono precise disposizioni che indicano anche il caso di distacco e limitazione di potenza in caso di rischi per la rete nazionale di energia etc etc etc.
Volendo fare qualcosa si potrebbe sentire dalle associazioni dei consumatori se qualcuno ha già inviato proteste o cose simili in modo da unirsi per una azione nei confronti di Terna e dell’AEEG, ma onestamente, visto quello che firmiamo nei regolamenti di esercizio, dubito si possa fare qualcosa.
Pur ritenendo ineccepibili le deduzioni del sig.Caproni in merito al sezionamento impianti, sono anch’io dell’idea che si tratti di una dimenticanza del legislatore, che potrebbe essere oggetto di una rettifica a breve. D’altra parte, il V conto energia si distingue per l’intollerabile complicazione di ogni suo aspetto e si sa che, in Italia, più una cosa viene creata complicata, più al suo interno si trovano errori o incongruità. Ritengo in ogni caso che ogni nostro discorso nel merito del V CE verrà buttato a mare in pochissimo tempo: le risorse destinate si esauriranno prima che parta effettivamente, vedrete il counter del GSE impazzire nei prossimi giorni ( allacci 4° entro termine 27/08 ) e bruciare lo spazio che si pensava destinato al V°. Non ci facciamo prendere in giro, Passera ( storicamente uomo legato alle grandi utilities ) ha decretato la fine delle tariffe feed in, ora l’unico orizzonte si chiama grid parity, che ci piaccia o meno. Abbiamo a che fare con governi schiavi del monopolio ed incapaci di programmazioni serie e scalari alla tedesca, l’ottanta x cento dei nostri addetti ( giovani, purtroppo ) si troveranno per strada. Ad majora
Ciao Francesco, non posso che sottoscrivere le tue considerazioni, forse non faremo nemmeno in tempo a vedere una revisione delle regole applicative.
Per il resto sto inoltrando un nuovo questito al GSE sul discorso frazionamento, ma di fatto non ci sono più regole. Forse il motivo è dovuto al fatto che ormai chi ha mangiato con il fotovoltaico ha mangiato, ora che ci sono le briciole ci dicono fate quello che vi pare 😉
Buongiorno a tutti,
a proposito della parte finale del discorso di Francesco Bonomo ieri ho letto la notizia che Solsonica, dal 22 agosto, ha iniziato la CIGS, a rotazione, per tutti i suoi 222 dipendenti;
stiamo parlando di una delle primissime aziende italiane che producono celle e moduli.
Questo, ahimè, è uno dei primi effetti dello stallo del mercato fv
Purtroppo sarà sempre peggio, ritornare ad un equilibrio domanda-offerta purtroppo costerà molto in termini di imprese chiuse e lavoratori a casa 🙁
Cari amici, è amaro constatare che noi tutti – come operatori del settore – possiamo solo assistere alla disgregazione del sistema senza poter, in pratica, fare nulla. Ricordatevi però che abbiamo una responsabilità di fondo, tanto come operatori quanto come cittadini italiani: assistiamo alle nefandezze operate dalla truce accoppiata governo/monopoli energetici solo brontolando tra di noi, senza mai operare una protesta costruttiva. Un esempio? Quando a metà febbraio la valida Merkel fece una proposta di revisione delle scadenze tariffarie del FV tedesco, si trovò il lunedì dopo 150.000 persone di fronte al Bundestag di Berlino…..trattarono subito e trovarono un accordo che salvaguardasse tanto il settore quanto l’economia in genere. Da noi, quando il pessimo Passera annunciò a marzo le basi del V° CE, di fronte al parlamento italiano si contarono meno di 300 persone…..Siamo un popolo doi solisti senza unità, sempre pronti all’armiamoci e partite. Ora, purtroppo, mi sembra tardi per recriminazioni che andavano portate avanti con coerenza dai nostri inacaricati sin dal 2° CE. In questo do ragione al 100% al buon Stefano: l’ignoranza e la ciecità strategica del GIFI e di altri improvvisati attori del FV fece in modo che si concedessero agli impianti a terra tariffe assolutamente immorali che, come ovvio, hanno attirato speculatori d’ogni sorta per esauire in pochi anni un patrimonio che avrebbe dovuto alimentare il settore per almeno altri 5/10 anni…Sono nel settore dal 1992 ( Spagna, primo impianto off grid da 0,5 kWp..) ed ho visto nascerenel mondo molti conti energia, di vario genere, in conto capitale, come a contatore inverso, come a tariffe feed in ventennali: solo le cicale italiane hanno scelto la solita strada corporativa di ingrassare pochi in pochissimo tempo per poi trovarsi con una rete che, di “intelligente” ha soltanto la furbizia dei soliti noti. Ora rimbocchiamoci le maniche e pensiamo come installare impianti su coperture che siano sostenibili soolo in autoconsumo: il paradosso per noi positivo è che la famelicità del monopolio rende le nostre bollette le meno sopportabili al mondo, quindi valorizzare il non assorbito dalla rete è, in prospettiva, un grande affare strategico. Un caro saluto a tutti.
Francesco condivido.
Il ns. Futuro e’ impianti fv connesso in rete con l’accumulo.
La rete e’ da usare come sistema di emergenza in caso di necessita.
Ormai la tecnologia e’ pronta.
Con i costi dell’energia che aumentano i rientri in termini economici sono alla pari del CE se non in alcuni casi anche meglio.
E poi vogliamo metterci dentro non avere più a che fare con il gse?
Caro Matteo, più che con il GSE troverei fondamentale e curativo non avere più a che fare con Terna e C….. Anzi, a giochi fatti mi sento di affermare che il GSE, a fronte dello straordinario carico di lavoro al quale è stato esposto in meno di 7 anni, si è rivelato un istituto assai più preciso e puntuale della stragrande maggioranza degli enti parastatali con i quali ognuno di noi ha a che fare per obbligo di casta. In questo disgraziato paese gli interessi del gestore di rete sono sempre stati premiati a scapito dei cittadini, ovvero del paese stesso. La vera rivoluzione, ovvero l’inizio della vera democrazia energetica, potrà avvenire quando saremo in grado di accumulare energia elettrica ( utilizzando le più disparate fonti, sole e mare in primis ) per poi utlizzarla quando ne avremo bisogno. Chiaramente chi ora tiene in mano le redini della nostra schiavitù (utilities+politica+media) utilizza ogni possibile mezzo per buttare discredito tanto sulle fonti alternative quanto sulla ricerca mirata allo sviluppo delle batterie, ma ormai il cammino è iniziato, Internet è stato il vero motore scardinante del più antico e potente oligopolio mondiale, oggi decine di migliaia di giovani ricercatori si scambiano quotidianamente idee e cooperano senza l’obbligo di dover seguire i diktat di molti istituti universitari anch’essi assoggettati al dogma del silenzio ben remunerato. Le batterie seguiranno una curva di costo molto simile a quella dei generatori FV. Sta a noi del settore FV dimostrare al pubblico che la conversione fotovoltaica è in grado di procedere senza la droga delle tariffe incentivanti e le economie di scala sviluppate nel mondo in soli 5 anni stanno a dimostrare che è possibile. L’anno scorso, di questi tempi, si trattava il modulo in policristallino sulla base di $ 1,30/w, chi di voi avrebbe immaginato che in un solo anno si sarebbe sfondata la soglia di $ 0,70/W ?? Ciò che i nostri schiavisti energetici non possono fermare è la vera essenza dell’economia di mercato: quando un bene industriale, da sperimentale diventa di serie, il suo prezzo tende al ribasso in modo direttamente proporzionale alla sua richiesta di mercato. Prendetemi pure per pazzo, ma conoscendo assai bene i cinesi per motivi tessili, non mi sorprenderei nemmeno un pò se nella primavera estate 2013 ci trovassimo ad acquistare moduli in silicio sulla base di € 0,25/30/w.. Fate voi i conti, ma con queste basi la grid parity è già iniziata. Ora sta a noi lavorarci su, dimenticandoi prima possibile i tempi nei quali tutti eravamo – felicemente – tariff-addict. Ad majora.
Bravo Francesco, sono d’accordo e propongo di cercare di capire insieme intanto come bloccare queste pretese di distacco degli impianti => 100kW, ad esempio organizzando in proprio un blocco della produzione fotovoltaica in qualche momento delicato. Per il resto, io non sono un tecnico ma un ragioniere/sociologo imprenditore minimo nel settore FV e vi chiedo se sia una pura illusione quella di pensare, coinvolgendo qualche comune + sensibile al tema, di sviluppare delle piccole reti locali capaci di decretare la fine della dipendenza dai monopoli che tu hai citato. Si può per esempio pensare ad un comune che imposti con i propri cittadini un sistema che comprenda lo sviluppo spinto della mobilità elettrica, tanto spinto da poter utilizzare all’occorrenza le auto-moto-bici al contrario, cioè come mezzi per fornire energia quando il sole non basta. Qualche giorno fa ho visto un signore che fresava il suo orticello con una fresa elettrica; ecco bisogna convincere tutti, a partire dalle industrie, che si può passare all’utilizzo di strumenti elettrici, invece che a motore a scoppio. Insomma si tratta di percorrere diverse strade per arrivare allo stesso risultato di dipendere sempre meno dai monopolisti e, scusate, anche dai molti imprenditori che non hanno interesse ad innovare e che piuttosto scelgono la delocalizzazione per guadagnare di più e più facilmente.
Sto dicendo e pensando delle cavolate?
Non stai dicendo affatto cavolate Gianfranco, il discorso non sarà la sfida tecnologica, quella secondo me è già iniziata e andrà bene (accumulatori, efficienza energetica, domotica, etc). Il problema sono i signori dell’oro nero (e i loro servi, lo stato), siamo sicuri non si inventeranno qualcosa per proibirci di staccarci dalla rete ? In ogni caso senza arrivare a questi estremi mi sembra che Francesco abbia scritto una verita sacrosanta, il vero limite è l’accumulo di energia, se riusciamo con la tecnologia (ma aggiungo con la possibilità di fare ricerca e sviuluppo) a superare questo gradino, ne vedremo delle belle, a casa mia non ci entra nessuno, e faccio quello che mi pare, basta che non metta in parallelo generatori. Poi ovvio, possono sempre impedirci di installare pannelli sui tetti inventandosi qualche strana regola (ma sarebbe fantascenza). Inoltre cosa fondamentale per diminuire i costi dei sistemi di accumulo è la loro diffusione. Ma io sono fiducioso 😉
Gianfranco, non solo non stai dicendo cavolate, ma stai dicendo esattamente ciò che andrebbe fatto. I temi che però poni sul tavolo sono molti e di differente approccio. Non me la sento per il momento di addentrarmi in quella che dovrebbe essere una sacrosanta campagna di sensibilizzazione verso il consumo elettrico piuttosto che termico: il problema è enorme e, per quanto ci si impegnasse in qusto senso, le forze avverse sono allo stato soverchianti e impedirebbero ogni possibile uscita. Un dato per capire con chi abbiamo a che fare? Passa una serata su vari canali televisivi e fai la media di quantio spot di auto e carburanti ci sono rispetto al totale. Pensi che i media si metterebbero contro i loro principali inserzionisti per caldeggiare la tesi di pochi scellerati che vengono all’uopo definiti come ” i visionari catastrofisti” che vorrebero farci tornare all’età della pietra ?? Al momento posso solo provare a rispondere al tuo primo quesito: la delibera A70 è stata confezionata da Terna con un tempismo inquietante. Dal titolo servirebbe a garantire la sicurezza della rete, njella sostanaza permette a Terna ed Enel di avere lo jus primae noctis sulle fonti differenziate, ovvero quelle che non provengono dalle centrali di proprietà o, addirittura, dall’acquisto di energia nucleare francese ( la via più logica e semplice, in un paese civile, sarebbe quella di diminuire l’acquisto, abbassano il debito estero…). Spegnere i nostri impianti sarebbe per loro un invito a nozze, non farebbero che aumentare il loro interesse diretto nel trading energetico. E poi, caro Gianfranco, pensi che qualcuno dei fondi che ha fatto man bassa di incentivi con inutili campi da svariati mega nel sud Italia, sia disponibile ad interrompere il flusso di cassa solo per una protesta che loro stessi non concepiscono ?? Vorrei ricordarti che larga parte di quei ricchissimi investimenti sono fatti da fondi partecipati dalle stesse utilities…..la stessa Terna, mentre tramite Passera blocca l’accesso alle tariffe dei piccoli, investe centinaia di milioni euro in campi sovvenzionati. Una cosa è certa, abbiamo a che fare con gente assai furba, a cui interessa esclusivamente il profitto personale, del futuro energetico italiano non frega nulla, salvo non diminuire le loro quote di utile sulle fonti tradizionali.
Farei un copia e incolla di quello che hai scritto in un articolo 😉
Sottoscrivo quanto hai detto; il mio era solo un tentativo/sfogo per cercare di capire e di andare oltre la pura lamentela.
Certo non ci sono armi contro i potenti dell’energia (e della terra) ma, forse, partendo dalle piccole cose e dai piccoli comuni si potrebbero creare dei modelli che potrebbero essere poi “copiati” in altre situazioni analoghe.
Io mi impegno a cercare almeno un sindaco interessato a sviluppare qualcosa di interessante (non so bene cosa. Qui i tecnici possono dire la loro). Sappiamo che i comuni non possono spendere, ma possono favorire alcune iniziative a costo zero per incentivare lo sviluppo di iniziative positive. Si tratta ad esempio di trovare fra i nostri fornitori, qualcuno che fornisca a costo quasi zero delle colonnine per la ricarica elettrica di bici, motorini, auto elettriche. Si potrebbe, una volta individuato il comune, verificare con una piccola indagine quanti cittadini sarebbero disponibili a comprare un veicolo elettrico. Quanti cittadini sarebbero interessati a realizzare a costo zero un piccolo impianto FV sul loro tetto; quanti a sostituire i loro attrezzi con attrezzi elettrici.
Insomma, si tratta di inventarsi qualcosa di utile e fattibile, puntando poi sui media locali per la divulgazione.
Gianfranco quello che dici è molto interessante. L’unico modo che abbiamo per cercare di contrastare chi rema contro le rinnovabili, è quello di fare informazione. Parlo terra terra perchè sono più un tecnico che un terorico. Io trovo molta difficoltà a spiegare alla signora Maria qualunque che con il fotovoltaico risparmia, finchè non vede i risultati non crede, ma per vedere deve osare e spendere qualcosa. Ora non è questa la sede per parlare di quanto sia effettivamente efficiente ad esempio uno scooter elettrico (e mi rendo conto che ci sono ancora alcuni ostacoli da superare) ma non ho mai visto una pubblicità che parli di scooter elettrici (e ci sono) o di soluzione per la mobilità sostenibile. Perchè ? L’industria dell’automobile è tra le più grandi al mondo, e paga profumatamente per farci vedere tante belle automobili mentre la sera in famiglia mangiamo le tagliatelle. Soluzione ? Informazione, dimostrazioni, iniziative. Se io dico a una persona che può andare in giro in scooter elettrico mi dice che sono scemo, se gli chiedo quanto ha speso in un mese per acquistare la benzina, e mi presento con il mio scooter dicendo che ho fatto circa 5 euro di pieno di energia in un mese per andare a lavorare tutti i giorni, comincia ad interessarsi. Occorre diventare virali, e diffondere informazioni. Ci vuole tempo e non avremo mai il sopravvento sui petrolieri, ma possimo rompergli le palle 🙂 benvengano iniziative e idee come la tua. Abbiamo anche la fortuna che ormai con il web diffondere informazioni è relativamente più semplice che in passato. Mi hai fatto venire voglia di scriverlo, anzi domani lo faccio 😉
Noi in sardegna ci stiamo tentando…..
Sulla mobilita green abbiamo puntato sull’aria compressa con airpod….
Ricordi?
Si ricordo benissimo 😉 Io credo Matteo, che quando la smetteranno di “distrarci” con il conto energia, avremo più tempo per trovare nuove soluzioni e nuove idee 😉
Per farsi un’opinione sulla necessita’/urgenza di Terna e della Delib. 84/12 invito a visionare la presentazione al seguente link: http://www.slideshare.net/canaleenergia/del-fanti
L’autore del Politecnico di Milano ha anche co-firmato un articolo su Tuttonormel di maggio 12. Ciao
Ciao Vic, molto interessante la prima parte che spiega perchè. Sul come risolvere dovrebbe leggere meglio Enel, che mi pare a luglio e agosto abbia fatto l’esatto contrario 😉
Per chi non lo sapesse ing. Delfanti e’ il presidente del comitato tecnico del CEI CT 316 che si occupa della regole di connessione!!!!
Stefano concordo pienamente con te, le tempistiche stringenti imposte da Aeeg-Terna, giustificano solo in parte quanto successo.
Infatti è stato fatto tutto molto in fretta, troppo in fretta. E purtroppo tra i danneggiati ci sono anche i produttori, che a volte non sanno nemmeno chi sia Terna o AEEG, e loro proprio non avevano alcuna colpa, ma andiamo avanti, tanto il conto energia durerò poco, e a quel punto gli allacciamenti si potranno fare con calma, e magari avremo più tempo per cominciare e studiare soluzioni nuove e impianti più performanti, invece di perdere tempo dietro alla carta 😉
Stefano, concordo appieno con le tue riflessioni, Pre quanto riguarda la seconda parte invece, ritengo molto generosa la tua frase “tanto il conto energia durerò poco”.
Se i miei conti non sono marchianamemte sbagliati, il conto energia non partirà neppure. Spero di sbagliarmi, ma la sensazione è che hanno già deciso tutto a tavolino. I pochi quattrini rimasti verranno assorbiti interamente dai loro campi.
Ciao Francesco, mi tengo un po di ottimismo 😉
In ogni caso siamo a 165 milioni di euro, contando gli impianti del primo registro, e i registri del quarto conto, arriviamo a 350 milioni. Ne rimangono 350. Ai ritmi attuali (circa 6-7 milioni al giorno) arriviamo ottimisticamente a gennaio. E allacciare un impianto a gennaio significa pensarlo massimo a novembre 🙁
Ma un mese in più o uno in meno non fa la differenza. Qua c’è in gioco il futuro del paese, ma se lo stanno giocando i soliti noti senza richiare nulla, chi rischia siamo noi, con i nostri carrelli della spesa da riempire, i nostri bambini da portare a scuola, e da mettere davanti ad un piattopieno,………..mi viene la nausea se penso a dove hanno portato un paese che poteva avere le risorse (e non parlo solo di rinnovabili) per essere un bel posto dove vivere 🙁 Non ci stanno lasciando più niente, e il bello è che facciamo fatica ad accorgercene 🙁
Ciao Stefano. Leggo per la prima volta questo sito è vorrei farti una domanda. Sono in attesa di ricevere la soluzione tecnica da Enel a seguito della domanda di connessione di un impianto da 20 kw. Probabilmente arriverà tra pochi giorni. Sarà necessario iscriverlo al registro che scadrà il 18 settembre. Ho letto le regole applicative del V conto energia ma non riesco a capire se è stabilito un tempo massimo di entrata effettiva in esercizio dell’impianto dopo che sarà pubblicata la graduatoria. Grazie per l’aiuto.
Ciao Ruggero, dopo che è stata pubblicata la graduatoria, se rientri hai tempo 1 anno per fare entrare in esercizio l’impianto. Ti ricordo inoltre che puoi evitare il registro (che si saturerà secondo me ma anche secondo gli addetti del settore con gli impianti gia allacciati ma che non sono rientrati nei registro del quarto conto) chiedendo uno sconto del 20% sulla tariffa. Cosa permessa per impianti da 12 a 20kW
Grazie per la puntuale risposta.
Per quanto riguarda la possibilità di frazionare un impianto ritieni che ENEL rilasci connessioni con differenti POD sullo stesso subalterno?
A me sembra molto difficile.
A Enel questa cosa interessa poco, questo te lo confermo per esperienza diretta, ho un capannone dove due società (legate dallo stesso amministratore unico) hanno chiesto 3 connessioni, una in scambio e due in cessione.
Per Ruggero.
Enel non ha problemi in quel senso. Ho chiesto un impianto da 200 e mi ha consigliato (Enel) di farne 2 da 100, tutto su un unico tetto. Cosa che ho fatto.
Grazie Gianfranco, tutto OK Ruggero, hai due conferme 😉
Grazie. Valuterò la possibilità di frazionare un impianto da 50 kwp.
Ruggero, leggi bene quello che ho scritto in blu nell’articolo 😉 Io devo fare una cosa del genere, ho chiesto parere al GSE 😉
Certo. Lo farò.
Speriamo che ti rispondano celermente!!!!
Caro Stefano, apprezzo il tuo ottimismo e cerco di conservarne un poco anche per me, considerato che le mille battaglie combattute con i burocrati di questo disgraziato paese hanno da tempo esaurito le mie personali scorte. Vorrei solo ricordarti che anche ai primi di luglio ( poco prima che l’orrendo Passera facesse il colpo di mano ) il counter GSE girava sui 5/7 milioni giorno….poi, come d’incanto il ritmo si è impennato, anche a livello di 50 milioni al giorno, sfondando in meno di 10 giorni un limite ( 6 MM ) che tutti noi stimavamo bastasse largamente per lavorare fino a fine settembre/metà ottobre. Tieni presente che nei prossimi 10 giorni è prevista la valanga di caricamenti digitali relativi agli allacci effettuati entro il 26/08 e c’è chi stima di si tratti di 300/400 Millioni come minimo. Mi guardo bene dal fare il pessimista – con il mestiere che faccio sarebbe paradossale – ma vorrei che tutti noi fossimo più realisti del re ed evitassimo le illusioni a caro prezzo. Per il resto sono d’accordo con te, la nausea ormai è a un livello insopportabile, ma le cause sono ben radicate nelle storia finto/democratica di questo paese. Uno di questi giorni ti racconto cosa pensano della nostra situazione energetica alcuni importanti attori esteri. Se non fosse che c’è da piangere, ci sarebbe da ridere a crepapelle. Per il momento buon week end.
Ricordo l’impennata del contatore 🙂
Non ho dubbi che la situazione abbia radici lunghe e profonde 🙁 A volte vorrei fare di più, poi mi ritrovo nel mio ufficio a combattere con le scartoffie di Enel e GSE. Stamattina ho chiamato il GSE per un’ assurda richiesta di integrazione di 6 documenti che avevo regolarmente caricato e che erano spariti, con richiesta di una foto di una etichetta di un modulo, che significa andare sul tetto smontare mezzo impianto e fare una stupida foto per dimostrare che ho instalalto un modulo prodotto in europa, o meglio rientrato in Europa dopo che i cinesi lo hanno assemblato chissà dove. Alla mia richiesta se si poteva evitare questa follia, rimarcando che i documenti li avevo già caricati, mi è stato detto che la responsabilità era mia e che mi dovevo arrangiare………..questa cosa non che ti interessi, ma dimostra come ci sia una perdita fisiologia di energie per queste “boiate”, forse non troppo casuale………..ci stanno (o meglio ci hanno) sfiancato……, beh………anche oggi è andata, ho disegnato un quadro elettrico e ho compilato qualche quintale di carta per un impianto da 2kW 🙂 Vado in vacanza finalmente vi lascio in pace per una decina di giorni 🙂
P.S.: mi interessa sapere cosa pensano gli attori esteri sulla nostra situazione energetica, ho voglia di farmi due risate 😉
Sul quesito di Ruggero, per intenderci: non é un problema del distributore, bensi’ del venditore che, da tantissimi anni, non puo’ stipulare piu’ contratti in prelievo (per le cessioni pure si) riferiti allo stesso sub. Ciao
Salve, vorrei porre i seguenti quesiti:
1) dopo il 1 luglio 2012 è ammesso sostituire un inverter su un impianto collegato in rete, con un’altro inverter dello stesso modello e quindi non adeguato alla CEI-021, nota: l’azienda produttrice mi ha detto che è possibile farlo, perchè le nuove regole si applicano solo per le nuove installazioni, e non per le sostituzioni su impianti installati precedentemente, è così?
2) se devo sostituire un inverter trifase da 10 kwp su un impianto sotto i 20 kwp precedentemente installato e quindi senza intefaccia di rete come mi devo comportare? posso installare il nuovo inverter regolando i limiti di intervento come il precedente e quindi senza interfaccia? oppure sono costretto ad installare una nuova interfaccia di rete in regola con la CEI-021?
Mi pare che non sia proprio come ti ha detto l’azienda produttrice. I nuovi apparecchi devono essere conformi alle prescrizioni vigenti alla data della sostituzione, con alcune deroghe. La delibera 344 è chiara in proposito. Ne ho parlato qua:
https://newsenergia.com/sostituzione-inverter-interfaccia-delibera-aeeg-344-12-0810.html
Caro Stefano, ti allego il messaggio appena inviato al giornalista del Corriere Massimo Mucchetti in risposta al suo offensivo articolo di venerdì scorso.
un caro saluto. Francesco
Gent.mo Dr.Mucchetti,
da abituale lettore dei Suoi articoli, non posso nasconderLe la sorpresa ed il disappunto nel leggere il Suo l’articolo di venerdì scorso sul magazine Sette.
Trovo quantomeno superficiale e certamente offensivo che Lei si permetta di utilizzare l’appellativo “furbetti” nei confronti di coloro i quali fanno parte del settore
fotovoltaico italiano senza alcuna, doverosissima, precisazione.
Bastava Lei aggiungesse un paio di righe al Suo articolo, che potevano essere scritte più o meno così:
” attenzione lettori : non mi riferisco al 99% dei cittadini ed imprenditori che hanno installato impianti per l’autoconsumo dell’energia prodotta, ma al 1% di speculatori di
professione che hanno trovato nel fotovoltaico ammaestrato la gallina dalle uova d’oro”.
Per aiutarLa nell’analisi, mi permetto fornire alcuni numeri.
Esattamente in questo momento, sono in produzione in Italia 442.838 impianti fotovoltaici, per una potenza totale installata di circa 15,5 GWp.
Di questi, solo 4.500 circa sono campi fotovoltaici a terra di potenza unitaria superiore a 900 kWp, pari al 1,02% del totale.
Peccato che questo striminziato 1,02% assommi una potenza di circa 6,8 GWh, nulla in autoconsumo, tutta venduta in rete.
In soldoni ( sonanti ) : tipicamente italiano, l’1% della popolazione che si mangia in pratica il 50% delle risorse tariffarie a disposizione senza assolvere alla regola aurea del
fotovoltaico, ovvero il consumo istantaneo sul posto.
Sono un ex imprenditore tessile che, conoscendo a perfezione le problematiche energetiche del settore manifatturiero, mi occupo , sin dal primo conto energia tedesco,
di installare sulle coperture degli stabilimenti tessili e manifatturieri impianti fotovoltaici volti interamente all’autoconsumo, con una quota di cessione in rete trascurabile.
Il solo fatto di essere considerato nel Suo articololo alla stregua di ladri patentati come quelli che fecero parte dei famosi ” furbetti del quartierino”, alla Ricucci per intenderci,
è inaccettabile oltrechè maleducato.
Come è possibile che un giornalista della Sua levatura non sia in grado di spiegare con attenzione a migliaia di lettori – molto meno stupidi di quanto Lei possa pensare –
che esiste una differenza abissale tra i pochi speculatori che si sono approfittati di una legge volutamente lacunosa per mettere in pratica l’ennesima prova di raiderismo
finanziario e le centinaia di migliaia di normali cittadini o normalissimi imprenditori che hanno deciso di investire nel fotovoltaico per provare ad uscire, almeno parzialmente,
dal giogo dell’insopportabile e dittatoriale oligopolio energetico nazionale ??
Piuttosto che offendere a giochi fatti una larghissima maggioranza di gente per bene, Lei avrebbe dovuto già molto tempo fa denunciare nei minimi particolari lo scempio di un decreto
( reiterato nel tempo ben 4 volte ) che, sapientemente pilotato dai salotti finanziari, ha sciaguratamente premiato con tariffe fuori dal mondo gli speculatori dei campi fotovoltaici.
Il Suo assordante silenzio su questo specifico ma cruciale aspetto denuncia evidentemente grandi lacune nel merito del problema nella sua complessità ed un’abitudine, tutta italiana,
di fare di ogni erba un fascio pur di trovare il titolo ad effetto, senza purtroppo curarsi della gravità delle Sue affermazioni.
Addirittura ridicola ( se non per gli effetti drammatici ) la Sua brillantissima idea di tassare il sole: a Lei evidentemente non interessa andare a scovare i fondi d’investimento, i politici
grandi e piccoli, i maneggioni ammanicati con le amministrazioni delle regioni “assolate”, o addirittura le stesse grandi utilities che, avendo a disposizione enormi capitali ( quasi sempre
a leva perchè di soldi loro non ne cacciano quasi mai ) se ne sono bellamente fregati del problema energetico ed hanno solo mirato alla facile ed immorale speculazione sulle tariffe
incentivanti.
Questi signori, furboni più che furbetti, hanno installato enormi ed aberranti campi fotovoltaici su terreni agricoli, con cessione energetica al 100% , in genere distanti kilometri
dai punti di prelievo e quasi sempre lontani centinaia di miglia dai veri centri di assorbimento elettrico.
Con il facile pretesto della Carbosulcis, Lei preferisce sciorinare una delirante ricetta fiscale ( roba da Politburo prossimo venturo o da Min.Cul.Pop.Energetico, faccia Lei ) come quella di
mettere una tassa anche sul sole ( mi complimento, caro Mucchetti, ideona da grande economista in un paese che di tasse ne ha già pochissime…) piuttosto che andare all’origine del
problema e raccontare ai lettori meno informati, con dovizia di particolari, i veri problemi che si annidano nelle qualità ( ?! ) di chi gestisce l’energia in Italia………
Considerata la Sua proverbiale capacità di analizzare le problematiche di cui spesso scrive, sarebbe stato Suo dovere ( non ora, almeno 6 anni fa ) denunciare che una differenza così
risicata tra tariffe a terra e tariffe su copertura, tra tariffe per cessione totale e tariffe per consumo sul posto, avrebbe immediatamente attirato le fameliche attenzioni delle solite
sanguisughe speculatrici che, allo stato attuale, con poche ed inutilissime installazioni, si mangiano a sbafo una quantità di denaro allucinante, senza alcuna utilità reale per la rete nazionale.
Le stesse sanguisughe ( queste sì da tassare pesantamente, non il 99% di quelli non “furbetti ” ) che da un mese a questa parte, ovvero da quando sono in pratica terminate le tariffe incentivanti,
sono tutte già scappate altrove, alla ricerca di qualche altra vacca da spolpare, avendo considerata terminata quella che, solo loro ,definiscono come ” la bolla fotovoltaica”italiana.
La stragrande maggioranza invece, i pària, i normali come noi ( quelli che Lei mette impunemente nel girone dei “furbetti ” ) , sono già da tempo passati oltre.
Essendo impegnati a produrre senza essere regolarmente massacrati dalla concorrenza estera, abbiamo a cuore il costo dell’energia molto più che la facile speculazione tanto amata dalla nostra
rispettabilissima “finanza”.
Siamo già all’installazione di impianti in “grid parity” su copertura industriale, ovvero che si reggono economicamente sull’autoconsumo , senza bisogno di alcuna tariffa incentivante o di sovvenzione,
grazie principalmente al fatto che un impianto fotovoltaico nel settembre 2012 costa un quinto di quanto costava nel settembre 2006 ed è in grado di assicurare una determinata quota di autonomia
energetica a seconda della disponibilità economica e/o di spazio utile di chi intende intraprendere ( o continuare ) questa strada.
No, Lei ha preferito dare del “furbetto” a pioggia, tirando dentro una miriade di persone che – sul modello tedesco – hanno creduto e tutt’ora credono nel futuro certo delle reti secondarie, nella
possibilità di interscambio energetico zonale ( si informi, in Germania funziona già da tempo ) e di un sacrosanto distacco da una schiavitù che dipende in massima parte dalle responsabilità di un
oligopolio politico/energetico sempre più affamato, cieco ad ogni nuova apertura, ma attentissimo a che il potere rimanga in pochissime mani.
In pratica, avverso con qualunque mezzo, lecito o meno, ad una produzione energetica diffusa.
Sono deluso, deluso ed amareggiato caro Mucchetti e con me lo sono certamente tanti miei colleghi e migliaia di altri lettori, da uno come Lei non mi aspettavo un’uscita così scadente.
Quasi da non credere o, addirittura, da instillare brutti pensieri a noi tutti: che il buon Mucchetti scriva questo perchè lui sì che fa parte del salottino dei …………”furbetti dell’energia ” ?
Non mi aspetto una risposta, ma un breve messaggio di scuse indirizzato a più di 400.000 persone bollate come “furbetti”, sarebbe almeno onesto e dignitoso.
Cordiali saluti
—
Francesco Bonomo
Complimenti e grazie per averci difeso.
E sottoscrivo in pieno. Oltre al piccolo giornalista occorrerebbe inviarla alla procura della repubblica perché indaghi sulla uscita scientifica dei vari conti energia con regole che ormai variano in funzione delle esigenze di alcuni!!!!
Matteo, non mi deve ringraziare, ho solo scritto ciò che ognuno di noi pensa. Ad onore di Mucchetti, le posso comunicare che mi ha subito risposto, ammettendo che le due righe di scuse nei confronti dei 400.000 non “furbetti” sarebbero un atto dovuto. Speriamolo faccia nel breve con un articolo sul Corriere, sarebbe buona cosa per chi sui tetti ci lavora seriamente. Ad majora.
Ciao Francesco, beh io ti ringrazio perchè tutti possiamo sbagliare, compreso il Sig. Mucchetti, però è bello che qualcuno si dia da fare e faccia sentire la sua voce, giusto per evidenziare che ci siamo, che ascoltiamo e che leggiamo 😉
Avrei un quesito sui costi e modalità della cessione del credito GSE: abbiamo costruito un impianto da 20 kwp per un nostro cliente che ha fatto costruire l’impianto prendendo in affitto il “lastrico solare” di un capannone e sostenendo lui tutti i costi.L’impianto fotovoltaico è stato costruito sull’utenza della società proprietaria che essendo titolare dell’utenza è anche il “soggetto responsabile”….. l’impianto è stato collegato in rete prima del 30 giugno 2012, quindi IV conto energia, sono state espletate positivamente le pratiche per la concessione degli incentivi…. al momento di stipula delle convenzioni con il GSE stiamo curando a favore del nostro cliente anche la pratica di cessione del credito da parte del soggetto responsabile: come risulta sul sito del GSE la cessione del credito deve essere fatta tramite scrittura privata autenticata da un notaio… ci siamo recati da un notaio per eseguire la cessione del credito chiedendogli di utilizzare il modulo messo a disposizione dal GSE sul proprio sito, il notaio ha mostrato perplessità in merito ed afferma che per eseguire la cessione del credito è necessario eseguire alcune modifiche sul modulo preconfigurato dal GSE (quando sul sito del GSE è espressamente dichiarato che non sono permesse modifiche al testo sul modulo della cessione del credito) come uscirne?
Inoltre abbiamo chiesto al notaio i costi per l’autentica delle firme su questa scrittura privata, è non ci ha saputo dare una risposta…. sembra che non sia chiaro come calcolare la sua tariffa ed anche l’imposta di registro che lui asserisce deve essere pagata sulla cessione del credito ….. non è chiaro su quali basi debba essere calcolata l’imposta di registro e quale debba essere l’aliquota?
vi ringrazio molto se potrete essermi di aiuto….
Giovanni, io non ti so essere di aiuto, le questioni legali sulla cessione dei crediti sono un argomento completamente al di fuori delle mie competenze professionali, ma sarebbe il caso di scrivere al GSE, facendo in modo che il tuo consulente possa dialogare con i tecnici del GSE per chiarire questo aspetto che mi sembra molto importante.
Gianfranco, Stefano Caproni, Francesco Bonomo vi giro questo articolo. Domanda: puo’ essere un inizio di riflessione a supporto dell’illegittimità del distacco forzato dalla rete per gli impianti superiore a 100kw??
Rinnovabili senza tetti massimi
Roberto Proietti
Contrasta con le norme comunitarie e con il protocollo di Kyoto prevedere un limite massimo alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
Con sentenza 10 settembre 2012 n. 4768, la Quinta Sezione del Consiglio di Stato ha affermato che il legislatore nazionale, statale o regionale che sia, non può introdurre un limite massimo alla produzione di energia elettrica rinnovabile
Il piano energetico regionale approvato nel 2000 dalla Regione Basilicata individuava scenari relativi alla produzione massima di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2010.
In particolare, per la fonte eolica prevedeva l’installazione massima complessiva di 128 MW stabilendo che, ai sensi dell’art. 3 legge reg. n. 9/07, fino all’approvazione del piano di indirizzo energetico ambientale regionale, non era più consentita l’autorizzazione ad altri impianti.
Il limite si dimostra in contrasto radicale con il favor della normativa comunitaria (art. 3 direttiva n. 2001/77/CE) e con le norme internazionali vigenti (protocollo di Kyoto), laddove questa fissa limiti minimi e rivede in generale riduzione degli ostacoli normativi all’aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con la conseguenza che le norme che lo prevedono vanno disapplicate.
La richiamata disciplina della Regione Basilicata, infatti, porta innegabilmente alla chiusura del mercato della produzione di energia eolica e ciò, sebbene stabilito con un limite temporale, si manifesta lesivo di importanti e basilari principi caratterizzanti gli ordinamenti europeo ed italiano, in particolare la direttiva già richiamata 2001/77/CE, secondo cui la produzione di energia anche da fonti rinnovabili avviene in regime di libero mercato concorrenziale senza la previsione di limiti alla produzione.
L’art. 1 della direttiva richiama in primo luogo la necessità di “un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel… mercato interno”.
Mentre l’art. 3 prevede l’adozione da parte degli Stati membri di misure appropriate atte a promuovere l’aumento del consumo di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili secondo obiettivi indicativi nazionali, indicati nello stesso art. 3 nel 12% del consumo interno lordo di energia entro il 2010.
I regimi di sostegno dei singoli Stati membri devono comunque promuovere efficacemente l’uso delle fonti energetiche rinnovabili – art. 4 – ed ancor più, soprattutto, andranno ridotti “gli ostacoli normativi e di altro tipo all’aumento della produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili” – art. 6.
Ciao Tomas, grazie per il tuo contributo. E’ un argomento forse più da studio legale che da professionisti 😉 A parte gli scherzi faccio i miei ragionamenti da tecnico (fermo restando che nel momento in cui un produttore firma il regolamento di esercizio accetta di fatto tutte le limitazioni previste dallo stesso regolamento, e mi pare ci sia anche il distacco forzato). Non credo che il distacco forzato sia contrario alla normativa comunitaria, è temporaneo, di breve durata, e serve ad evitare il rischio del collasso della rete (se mai sia davvero così). Sullo sviluppo delle rinnovabili, mi pare invece che le disposizioni della Regione Basilicata siano palesemente contrarie alle direttive comunitarie.
Daccordo Stefano, il fatto è che il produttore si interfaccia con diversi interlocutori (almeno apparentemente): la convenzione della durata di 20 anni(a questo punto comprese le “pause”)con il GSE , il regolamento di esercizio con ENEL. Bisogna provare a chiedere a questo punto il prolungamento delle convenzioni…
Secondo me la soluzione da te prospettata (prolungamento convenzioni) è l’unica strada perseguibile. Non vedo altre vie di scampo, purtroppo……..ne parlo anche sul gruppo FaceBook di ATER, se vuoi partecipare iscriviti pure 😉
volentieri, ma ho un elenco indefinito, potresti postare il link. Grazie. tommaso
https://www.facebook.com/groups/associazionetecnicienergierinnovabili/
http://www.assotecnicirinnovabili.org/
Stefano, mi sa’ che ci vuole una “spintarella” per l’ingeresso al gruppo facebook, la mia richiesta non è stata accolta o è nel limbo. buona giornata
Non credo sia quello il problema Tomas, credimi 😉
Forse non l’hanno vista
Caro Stefano, ho un quesito da sottoporti.
A servizio di un centro sportivo con utenza in MT e potenza disponibile 400 kW, devo installare due impianti di produzione: un impianto fotovoltaico da 200 kW e un impianto di cogenerazione da 140 kW. La mia domanda è: bisogna fare un’unica domanda di connessione o due domande separate sullo stesso POD? ENEL dice di fare due domande separate su stesso POD e allegare alla domanda comunicazione in cui si specifica la realizzazione di entrambi gli impianti…ma non mi hanno convinto.
Sai aiutarmi? Grazie
Ciao Francesco, secondo me se il POD è unico si può fare una domanda unica con due sezioni di impianto. Non ne sono certissimo, mai capitato.
Ma poi correggimi se sbaglio come fai a fare lo scambio sul posto ? Il limite è 200kW.
O hai altre soluzioni ?
Forse la domanda va fatta come lotto di impianti e non come sezioni. Nella guida al portale c’è scritto che se si fa domanda per lotto di impianti vengono richiesti i dati di più impianti. Magari prova a compilare la domanda come lotto di impianti e male che vada non la invii 😉
Concordo lotto di impianti.
Scusate, il lotto di impianti prevede un POD diverso per ciascuna porzione (enel le chiama sotto-pratiche). Tali sotto-pratiche possono riguardare POD esistenti oppure anche nuovi e ciascuna sotto-pratica puo’ riguardare diversa tipologia di generazione. Tornando al quesito iniziale ritengo opportuna una richiesta riguardante piu’ sezioni la cui, ciascuna, potenza va dichiarata nella richiesta di connessione onde permettere il dimensionamento degli eventuali misuratori di energia prodotta se previsti e/o richiesti (nel caso di mix di impianti UTF deve dire la sua e anche Gse se incentivati, vedere le Regole applicative V CE…)
Le sezioni possono essere attivate in epoche diverse.
Insomma abbiamo scritto una cavolata 😉
Capita, grazie VIC 😉
Effettivamente il Tica non e’ chiarissimo, non cita il termine POD bensi connessioni distinte… “Il gestore di rete predispone un unico preventivo che prevede la realizzazione di connessioni separate per ciascun impianto di produzione appartenente al lotto.”
Per il “Lotto” la cogenerazione deve essere ad “alto rendimento”.
In linea teorica enel potrebbe anche raggruppare distinte richieste, vicine temporalmente e topograficamente, in un lotto impianti per semplificare l’iter autorizzativo. 😉
Caro Stefano, e c’è ancora qualcuno che si stupisce del fatto che l’Italia, in proporzione alla popolazione attiva, ha la più alta percentuale d’europa di commercialisti ed avvocati….: i primi dovrebbero servire per tradurre le norme bizantine in linguaggio semplice, i secondi a reclamare i propri diritti quando la traduzione non è corretta…… mala tempora currunt….
Che tristezza Francesco 🙁
Il problema che però ho riscontrato inserendo la domanda di connessione sul portale è che permette la scelta di più sezioni soltanto per la stessa tipologia di generazione di energia. Quindi non mi permette di inserire due sezioni di impianto con tipologia di generazione diversa…
La cosa si complica, VIC è un esperto in domande di connessione 😉
Spero riesca ad aiutarti 😉
Bel problema. Ad essere sincero non ho avuto a che fare con più tipologie di generazione da quando c’e’ il portale. Ritengo sia una lacuna del portale stesso da segnalare a quei recapiti presenti nel pdf che c’e’ sul portale. In teoria si potrebbe già presentare la richiesta con progetto/schema/relazione; eventualmente chiederanno integrazioni.
Probero’ a cercare qualche uccellino..
🙁
Grazie 🙂
Il vettoriamento di Napoli, addirittura, è arrivato a dire che devo fare due domande di connessione diverse su stesso POD e, ovviamente, fare due volte il pagamento per l’ottenimento del preventivo…Sono basito perché non sanno nemmeno da dove cominciare…
Buongiorno Stefano
Un mio cliente possiede un impianto da 12 kw incentivato con il V Conto energia , vorrebbe frazionarlo in 2 impianti da 6 kW allacciato a contatori diversi é possibile questo?
Grazie
Non si può fare