Si poteva prevedere che la corsa agli incentivi degli impianti fotovoltaici non fosse immune da truffe atte ad aggirare limitazioni e problematiche legate alle richieste di autorizzazione, soprattutto per gli impianti a terra. La corsa agli incentivi del secondo Conto Energia, in concomitanza anche con il famoso decreto Salva Alcoa (56.000 impianti incentivati per 3.700MW), è stata molto frenetica e numerosi investitori hanno tentato in ogni modo di rientrare nei limiti di tempo previsti dal decreto Salva Alcoa (ultimazione imianti entro dicembre 2010 e allacciamento entro il 30 giugno 2011).
I grandi impianti però (proprio i più appetibili) subivano le limitazioni delle autorizzazioni uniche per potenze oltre 1MW, e visti i tempi ristretti molti hanno pensato di aggirare le normative frazionando gli impianti e trasformando in autonomia i terreni da agricoli a edificabili con la possibilità di chiedere autorizzazione ramite una ben più semplice DIA. Le truffe ora stanno venendo a galla grazie ai controlli delle forze dell’ordine e dei comuni che stanno verificando le DIA presentate e stanno incrociando tutti i dati relativi ai proprietari dei terreni e alle società che hanno presentato richiesta di autorizzazione alla realizzazione dell’impianto.
Sono infatti di questi giorni alcune notizie che evidenziano proprio queste truffe.
Mesagne (BR)
Grazie all’operazione Eclisse la Guardia di Finanza ha sequestrato 10 società e 28 ettari di terreno a Mesagne. Accuse di falso ideologico e lottizzazione abusiva. I 10 lotti di terreno (corrispondenti ad altrettanti impianti fotovoltaici da 1 Mw ciascuno) costituiscono in realtà – secondo quanto accertato dall’indagine della Fiamme gialle – un unico grosso impianto da 10 megawatt, realizzato da un unico gruppo di persone, quasi tutte imparentate tra loro. Per legge, però, un insediamento di tali dimensioni avrebbe richiesto il rilascio della cosiddetta «Autorizzazione unica» della Regione Puglia, che comporta un iter assai e, soprattutto, una serie di verifiche anche dal punto di vista della compatibiltà ambientale del progetto.
Verifiche che, nel caso specifico, avrebbero allungato i tempi di realizzazione esponendo l’intera iniziativa anche al rischio di non avere riconosciuti i requisiti per il rilascio dell’autorizzazione. Per questo, quindi, i tredici individui indagati – secondo l’accusa – avrebbero attuato, sia pure solo sulla carta, il frazionamento del grosso impianto (che in realtà insiste su un’unica area ed è collegato ad un’unica rete) facendo figurare al suo posto dieci distinti impianti da 1 Mw, tramite la costituzione ad hoc di 10 società: una per ogni impianto. E ciò in quanto per legge, all’e poca dell’insediamento, gli impianti fino ad 1 Mw (oggi solo quelli fino a 25 Kw) non erano soggetti all’Autorizzaione unica regionale. (fonte)
Ostuni (BR)
Due impianti da 2MW costruiti in modo difforme dalle autorizzazioni sono stati sequestrati dal nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato. Il comune aveva infatti autorizzato la costruzione di due serre ma di fatto sono state installate le strutture necessarie alla realizazione degli impianti fotovoltaici. (fonte)
Castrignano dei Greci (LE)
Anche in questo caso il sequestro di un impianto disposto su 1,5 ettari dovuto alla difforme realizzazione rispetto a quanto indicato nelle autorizzazioni, diversi sistemi di fissaggio, diversa disposizione e tipologia dei pannelli, locali tecnici con diverse volumetrie, etc. In sintesi un impianto completamente diverso da quello autorizzato. (fonte)
Sono alcuni esempi e probabilmente è solo la punta dell’iceberg, e sicuramente sarà intensificata l’attività di controllo sui grandi impianti soprattutto su terreni agricoli. Questi precedenti hanno dimostrato come non si guarderà solo alle suddivisioni dei lotti agricoli e al loro frazionamento per evitare le autorizzazioni uniche regionali, ma anche la difformità dell’installazione (dal punto di vista tecnico) rispetto a quanto previsto nei procedimenti autorizzativi.